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Progettazione antincendio

Che cos’è la progettazione antincendio

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La sicurezza antincendio è uno dei requisiti fondamentali che si deve considerare nella progettazione di un edificio per garantire la salvaguardia e la sicurezza delle persone, oltre che la tutela dell’ambiente e dei beni. Tutte le opere di costruzione devono attenersi ai principi stabiliti dalla direttiva CEE sui prodotti da costruzione e sul DPR 246/93. La progettazione antincendio è finalizzata a minimizzare le occasioni di sviluppo di un incendio e i pericoli derivanti da questo fenomeno. Al tempo stesso deve:
– ridurre al più possibile la propagazione del fuoco agli edifici e alle strutture vicine. Inoltre si deve ridurre al minimo anche lo sviluppo e la propagazione del fumo e del fuoco all’interno dell’immobile stesso;
– assicurare la stabilità delle strutture portanti così da permettere agli occupanti di lasciare indenni l’edificio e ai soccorritori di intervenire;
– consentire l’intervento delle squadre di soccorso in condizioni di sicurezza;
garantire la possibilità di soccorsi nel caso in cui gli occupanti non possano abbandonare l’area interessata dall’incendio da soli.

La progettazione antincendio abbina soluzioni per la prevenzione degli incendi e per la loro gestione in sicurezza nel caso si dovessero sviluppare. Inoltre il Decreto 3 agosto 2015 ha introdotto nuove regole per 34 attività industriali e produttive sulle 80 previste nel Regolamento allegato al DPR 151/2011. La norma riguarda sia le attività già esistenti o che devono essere ampliate sia quelle di nuova realizzazione. Nell’elenco sono comprese officine meccaniche, cementifici, depositi di combustibili, stabilimenti per la lavorazione di carta, cartone, alimenti, per la produzione di laterizi, soluzioni di arredamento e abbigliamento, plastica e metalli, prodotti in gomma e centri informatici per l’archiviazione e l’elaborazione dati. Invece le nuove regole non riguardano gli alberghi, le strutture sanitarie (ospedali, case di ricovero e case di cura) e le abitazioni civili. Il decreto prevede il ricorso a professionisti del settore per la progettazione antincendio e si può scegliere tra soluzioni alternative, interventi prescrittivi e il procedimento di deroga. Nel primo caso occorre adottare uno dei metodi di progettazione antincendio indicati dalla normativa e dimostrare il raggiungimento dei livelli prestazionali previsti in base al sistema messo in atto. Lo stesso vale perla modalità in deroga. Optando per la soluzione prescrittiva il progetto riguarda casi specifici ed è di immediata applicazione. Non sono richieste ulteriori valutazioni tecniche perché viene garantito il raggiungimento delle performance collegate.

L’importanza di affidarsi a professionisti esperti

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In base a quanto stabilito dalla normativa vigente la progettazione antincendio può essere effettuata soltanto da professionisti del settore abilitati. Si consiglia di rivolgersi a tecnici altamente specializzati nella prevenzione incendi ed esperti in modo da ottenere risultati davvero prestazionali. Si possono adottare sia il metodo tradizionale prescrittivo che la FSE (Fire Safety Engineering), strumento basato su un approccio ingegneristico, maggiormente flessibile e con un minor impatto economico. Il fatto di fare riferimento a professionisti del settore consente di ricevere supporto per il disbrigo delle pratiche amministrative necessarie per il rilascio del certificato di prevenzione incendi da parte dei Vigili del Fuoco. In questo modo l’iter risulta essere più veloce e semplice. Molti professionisti mettono a disposizione le proprie competenze per altri servizi collegati alla progettazione antincendio. Tra questi si ricordano:
– il rilascio della certificazione antincendio;
– l’elaborazione di piani di emergenza e di valutazione dei tempi di esodo dei locali;
– l’emissione di certificati analitici di resistenza al fuoco CERT.REI. Adottare materiali con questa certificazione consente di evitare l’applicazione di rivestimenti protettivi ignifughi alle strutture di un immobile:
– l’elaborazione di modellazioni fluidodinamiche avanzate finalizzate alla SEFFC (ottimizzazione impianti meccanici di controllo fumo e calore) in base a quanto previsto all’interno della norma NI 9494. In questo modo si aumenta il livello di efficienza dell’impianto e minimizzando l’impatto gestionale ed economico;
– la valutazione rischio incendio. Queste soluzioni sono molto richieste in quanto possono essere fornite alle assicurazioni per ridurre l’importo dei premi delle polizze. Di conseguenza si ottiene un notevole risparmio economico.
Per ottenere risultati duraturi e a regola d’arte è necessario adottare una precisa metodologia, che comprende un’analisi preliminare e un’analisi quantitativa. Innanzitutto si devono individuare gli elementi che costituiscono i maggiori attori di rischio per lo sviluppo degli incendi e gli obiettivi da raggiungere dal punto di vista della sicurezza da perseguire. In secondo luogo si adottano precisi modelli di calcolo per determinare qualitativamente e quantitativamente quali potrebbero essere gli effetti di un incendio. Confrontando i livelli prestazionali vigenti, gli obiettivi da raggiungere e i risultati della valutazione si possono elaborare le strategie da mettere in atto. Bisogna comunque tenere a mente che gli elaborati si fondano sia su elementi tecnici (analisi dello sviluppo dell’incendio) che sulla valutazione del comportamento tenuto dalle persone in caso di emergenza grazie a modelli di simulazione.

Cosa comprende la progettazione antincendio

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La progettazione antincendio prevede due elementi fondamentali che costituiscono i requisiti minimi del progetto. Si tratta degli elaborati grafici e della relazione tecnica. Inoltre, secondo il decreto ministeriale 37/08, ogni progetto di impianto deve essere conforme alle norme CEI, UNI e degli enti di normalizzazione degli Stati UE e alla vigente normativa italiana. Per quanto riguarda la relazione tecnica di un progetto antincendio, la documentazione deve indicare:
– quali siano i pericoli di incendio, cioè gli elementi che possono rappresentare un rischio di sviluppo del fuoco. Tra questi fattori sono compresi la particolare e generale destinazione d’uso dell’immobile (residenziale, commerciale, produttiva, ecc.), gli impianti di processo, la presenza di sostanze pericolose e le soluzioni adottate per il loro stoccaggio, i processi di lavorazione, le aree a rischio specifico, il carico di incendio nei diversi settori, quali siano le strumentazioni e le macchine utilizzate nel ciclo produttivo; gli impianti tecnologici di servizio e le movimentazioni interne;
– la valutazione qualitativa del rischio incendio, indicando gli obiettivi di sicurezza che ci si è posti e da rispettare. Quindi la relazione deve indicare quali sono le soluzioni e le prescrizioni che sono state adottate per rispettare e raggiungere gli obiettivi indicati;
– la descrizione delle condizioni ambientali prestando una particolare attenzione agli ambienti dove sono presenti pericoli di incendio. In questo modo è possibile effettuare una valutazione comparata. Tra gli elementi da considerare sono compresi le condizioni di accessibilità e viabilità, l’aerazione e ventilazione dei locali, la presenza di vie di esodo per gli occupanti, il lay-out aziendale (che riguarda l’isolamento degli ambienti, le separazioni e i distanziamenti), le caratteristiche degli edifici e l’affollamento degli ambienti. Per quanto riguarda le caratteristiche dell’immobile vanno prese in considerazione la tipologia edilizia, la volumetria, l’altezza, la tipologia e il materiale delle superfici, la geometria dei locali, la presenza di piani interrati, la compartimentazione degli ambienti e l’articolazione plano-volumetrica. Al tempo stesso è fondamentale rilevare la presenza di persone disabili, cioè che hanno ridotte capacità sensoriali oppure motorie in quanto occorre predisporre soluzioni ad hoc per lo sgombero dell’edificio in caso di incendio;
– la descrizione delle misure di prevenzione e protezione antincendio, riguardanti sia le condizioni ambientali e i pericoli di sviluppo delle fiamme che le soluzioni di contrasto. In particolare occorre considerare la resistenza al fuoco delle strutture e dei materiali, le norme tecniche di impianto e di prodotto vigenti, la presenza di presidi antincendio e il numero richiesto. In secondo luogo bisogna tenere a mente che devono essere previsti impianti di protezione attiva, come estintori, impianti antincendio, idranti e sensori per la rilevazione di fumo e fiamme. Per ognuno di essi si devono indicare le prestazioni, le norme di progettazione adottate, le caratteristiche dimensionali dei sistemi installato, l’idoneità e le caratteristiche dei componenti utilizzati. Tra i dati da riportare ci sono anche le pressioni operative, le portate specifiche, il tipo di agente estinguente e la durata dell’alimentazione;
– la gestione dell’emergenza attraverso una specifica e dettagliata pianificazione. L’obiettivo è ridurre al minimo il rischio residuo mettendo in atto una responsabile gestione aziendale e un’efficiente organizzazione delle emergenze.
Per quanto riguarda gli elaborati grafici, invece, la documentazione si basa essenzialmente sulla planimetria generale dell’immobile adottando una scala variabile a seconda delle dimensioni dell’edificio. Si va da 1:2000 a 1:200. L’elaborato deve indicare chiaramente:
– la disposizione delle attività produttive;
– la presenza di impianti tecnologici esterni, come elettrodotti, cabine elettriche, impianti di distribuzione del gas e la rete del gas stessa;
– gli accessi carrabili e pedonali e le modalità di accesso all’area e di viabilità nelle vicinanze;
– le risorse idriche vicine, come corsi d’acqua, riserve idriche, acquedotti e idranti esterni;
– le distanze di sicurezza nell’ambiente esterno;
– la disposizione dei dispositivi e degli impianti di protezione antincendio e la collocazione degli organi di manovra degli impianti tecnologici in situazioni di emergenza;
– tutti gli elementi utili per avere una chiara descrizione dell’area e del contesto territoriale in un’ottica di prevenzione e protezione antincendio, così da fornire supporto e informazioni utili alle squadre di soccorso in caso di intervento.
Alla planimetria devono poi essere allegate piante di ogni piano dell’edificio adottando una scala variabile da 1:50 a 1:200. La scelta dipende dalle dimensione del locale e dal tipo di attività svolta nei locali. Gli elaborati devono indicare:
– gli elementi riguardanti la protezione antincendio e i rischi incendio riportate nella relazione tecnica;
– la destinazione d’uso di ogni ambiente. Per avere una maggiore protezione antincendio è necessario riportare quali siano gli impianti, i macchinari e le sostanze pericolose presenti;
– l’illuminazione di sicurezza;
– l’indicazione dei percorsi di esodo;
– le dimensioni e il verso di apertura do ascensori, porte, vani scala e corridoi;
– gli eventuali impianti di protezione antincendio e le attrezzature mobili di estinzione (ad esempio gli estintori).
In base alla tipologia di edificio e alla destinazione d’uso è possibile che sia necessario allegare anche prospetti e sezioni dell’immobile adottando una scala adeguata alle sue dimensioni.

Che cos’è il certificato di prevenzione incendi?

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Il certificato di prevenzione incendi è un documento che attesta il rispetto delle normative antincendio quando si svolge un’attività oppure riferita a un edifico. I diversi ambienti e le attività svolte vengono classificate in tre ambiti (A, B, C), così da determinare il tipo di rischio e quali sono gli adempimenti necessari da mettere in atto per essere a norma. Se l’immobile o l’ambiente appartiene alla fascia A, è sufficiente una semplice SCIA (segnalazione di inizio attività) per poter intraprendere l’attività. Nel caso della fascia B bisogna sottoporre il progetto antincendio al comando locale dei Vigili del Fuoco per un parere preventivo. Il piano deve essere approvato ed eventualmente integrato indicando quali altri adempimenti devono essere realizzati per poter avviare l’attività in piena sicurezza. A questo punto si presenta la SCIA all’Ufficio Tecnico del Comune competente per territorio. Anche per le attività e gli ambienti appartenenti alla fascia C è necessario il parere preventivo dei Vigli del Fuoco per poter avviare l’attività tramite SCIA, tuttavia il rischio incendio è maggiore. Inoltre il comando dei Vigili del Fuoco deve effettuare una valutazione preliminare per ottenere il certificato di prevenzione incendi.

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