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O.S.P – Occupazione di Suolo Pubblico

Suolo pubblico: cos’è e quali aree ne fanno parte?

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Il regolamento per l’occupazione di suolo pubblico e per l’applicazione del relativo canone stabilisce all’art. 2 che è definita occupazione di suolo pubblico ogni occupazione diretta di strade, aree e spazi soprastanti e sottostanti che appartengono al demanio o al patrimonio indisponibile del comune o di aree che sono destinate a mercati. Di queste aree fanno parte e sono equiparati i passaggi privati aperti che collegano in modo diretto due strade comunali. Sono invece esclusi i passaggi privati a fondo cieco che non siano soggetti a servitù di passaggio pubblico.

Gli impianti ed i fabbricati di proprietà del Comune non sono soggetti al canone, anche se di natura demaniale, tranne le aree interne o appartenenti agli uffici Comunali, purché aperte al ricevimento del pubblico.

Chiunque non abbia fatto richiesta, non può occupare il suolo pubblico senza preventiva concessione del Comune, per tutela della sicurezza pubblica e dell’ambiente urbano.
Il Comune per comprovati motivi di interesse pubblico o se l’occupazione di quella parte di suolo pubblico va in contrasto con disposizioni o leggi vigenti, può negare il permesso di occupazione.

Il suolo pubblico non può essere utilizzato per fini diversi da quello per il quale è stato richiesto, rispettando le modalità e le condizioni concesse, e ne deve essere mantenuto il decoro e la pulizia. Verrà considerata abusiva ogni occupazione di suolo pubblico che superi i tempi o lo spazio concesso, o quella per la quale non è stata rilaciata alcuna autorizzazione.

In situazioni di emergenza, per cui non possono essere rispettati i tempi di concessione, la richiesta deve essere fatta presso il Comando di Polizia Municipale, che si occuperà di indicare le modalità ed eventuali prescrizioni, riscuotendo esso stesso gli eventuali diritti di sopralluogo.

Come si richiede l’occupazione di suolo pubblico?

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Chiunque voglia richiedere l’autorizzazione per occupare un’area di suolo pubblico, dovrà presentare la domanda presso il Comune nel quale la suddetta area è ubicata, per avere i permessi previsti dall’applicazione degli articoli 20, 26 e 27 del D.Lgs. 30 Aprile 1992 n. 285 e successive modifiche e integrazioni degli articoli 27 e 28 del D. Lgs. 31 Marzo 1998 n. 144. La domanda va redatta in carta legale sia per richiedere i permessi per la prima occupazione, sia per richiedere eventuali modifiche della superficie occupata o una proroga per prolungare l’occupazione, anche nel caso in cui questa risulti esente da canone.

Le domande presentate devono contenere:
a) indicazione delle generalità, residenza o domicilio legale ed il codice fisacale di chi richiede l’occupazione.
b) l’esatta ubicazione dell’area, tratto di strada o spazio pubblico per i quali si richiede l’occupazione.
c) l’estensione o superficie che si vuole occupare ed il tempo per il quale si vuole permanere.
d) il motivo dell’occupazione, la durata o frequenza, la descrizione dell’opera che si intende eseguire e in che modo verrà utilizzata l’area.
e) autodichiarazione a sottostare alle vigenti norme, leggi e regolamenti di carattere legislativo.
f) autodichiarazione dell’impegno a sostenere le eventuali spese di sopralluogo, istruttoria che preveda depositi cauzionali su richiesta del Comune ed il versamento del canone in base alle tariffe stabilite dallo stesso Comune.

Il richiedente è tenuto a produrre la documentazione necessaria, compresa l’elaborazione di grafici e resoconti tecnici, affinché la domanda possa essere esaminata nel dettaglio. Spetta al richiedente l’onere di acquisire tutti i titoli previsti dalla normativa vigente, prima dell’inizio dell’attività per la quale è richiesta l’occupazione.
In caso di occupazione di suolo pubblico con cassoni edili, utilizzati per il raccoglimento delle “macerie”, la ditta richiedente deve comunicare il luogo nel quale queste verranno smaltite.

Successivamente alla richiesta verrà eseguito un esame tecnico da parte degli uffici competenti del Comune, che valuteranno in modo particolare gli aspetti che influiscono sul decoro e l’impatto di eventuali installazioni in relazione all’aspetto urbano e se queste rischiano di intralciare la viabilità, minare la pulizia o l’igiene dell’area o la sicurezza del passaggio pubblico, se rispettano la quiete pubblica e le normative vigenti.

La modulistica da compilare per l’inoltro della domanda è disponibile sul sito internet dei vari Comuni e come già detto prima, tali domande dovranno essere inoltrate anche se l’occupazione risulta esente dal pagamento di un canone. La domanda deve essere presentata 30 giorni prima per le occupazioni permanenti e 5 giorni lavorativi precedenti alla data prevista per l’occupazione da parte di attività temporanee.

Per quali attività si può richiedere l’occupazione di suolo pubblico?

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Il Comune può concedere l’autorizzazione permanente o temporanea ad occupare aree pubbliche e tratti di strada per diversi motivi, relativi ad attività commerciali o eventi come: luminarie, tende, chioschi, espositori di merci negli spazi davanti agli esercizi commerciali, sedie, tavoli,

arredamenti urbani, cantieri, lavori edili, traslochi, mercatini e bancarelle, manifestazioni per eventi sportivi o riprese cinematografiche, sfilate e cortei, attività di beneficenza, propaganda politica, comizi e raccolte firme, manifestazioni ed eventi generici che prevedono comunque l’occupazioni di porzioni di suolo pubblico, ossia aperto al servizio ed uso dei cittadini.

Quali sono i costi per richiedere l’occupazione di suolo pubblico?

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L’occupazione di suolo pubblico è una concessione onerosa che richiede il pagamento di alcuni tributi comunali e relativi diritti d’ufficio, nonché il pagamento di un’istruttoria e altri costi che possono sommarsi in casi particolari.

Quella che sicuramente tutti devono pagare è la Tosap, ossia la tassa per l’occupazione del suolo pubblico che un soggetto richiedente è tenuto a versare. I presupposti per questa tassa sono fondamentalmente due:

– L’occupazione di uno spazio che appartiene al patrimonio indisponibile del Comune o di un altro ente.
– Il ricavo economico che ne deriva.

La Tosap viene calcolata in base alla quadratura dell’area occupata, che viene arrotondata all’unità superiore, quindi non è tassabile, per esempio, una porzione di spazio inferiore ai 50 centimetri, mentre per le aree superiori ai 1000 metri quadri la tassa viene calcolata al 10%.

La tassa è dovuta al Comune o alla Provincia seguendo un criterio di importanza, con delle tariffe tanto più elevate quanto più importante è lo spazio da occupare. La diversificazione delle tariffe dipende anche dal tipo di occupazione, se permanente o temporanea, dove per quelle permanenti è prevista una tassazione calcolata nel periodo dell’anno solare.

Nel caso in cui ci fossero delle installazioni esterne, come tende, sia fisse che mobili, è prevista una riduzione del 30% del pagamento della tassa di occupazione.
Per i passi carrabili, anch’essi soggetti al pagamento della Tosap, la riduzione è invece del 50%.

Le occupazioni temporanee sono soggette al pagamento di una tassa che è commisurata al periodo di occupazione e viene calcolata su base giornaliera nelle seguenti modalità:

– I classe: da 1,033 Euro a 6,917 Euro al metro quadro
– II classe: da 0,775 Euro a 5,165 Euro al metro quadro
– III classe: da 0,775 Euro a 4,132 Euro al metro quadro
– IV classe da 0,3873 Euro a 3,099 Euro al metro quadro
– V classe da 0,3873 Euro a 2,066 Euro al metro quadro

Chi è esente dal pagamento della Tosap o del canone di occupazione?

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L’esenzione dalla Tosap è ristretta a pochi soggetti e infatti è previsto che non paghino la tassa:

– lo Stato e gli enti ad esso appartenenti come regioni, Province e Comuni
– enti religiosi per occupazioni relative a fini di culto
– enti con fini non commerciali a scopo educativo, sociale, previdenziale ecc.

La Tosap va pagata al momento della richiesta di occupazione da parte del richiedente stesso.

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